Un manifesto con 10 proposte concrete. Diritti sociali, beni comuni, trasparenza, ambiente e formazione al centro delle azioni del manifesto presentato da Libera per una regione libera da mafie e corruzione.


VENETO: CAMBIARE PAGINA

Libera Veneto – elezioni regionali 2020: impegno per l’utilizzo di metodologie coerenti e trasparenti in un contesto di legalità.

Il potere dei segni, non i segni del potere (Tonino Bello)

Le dieci proposte per cambiare pagina:

  1. BENI COMUNI E TRASPARENZA
  2. CONFLITTO DI INTERESSE
  3. CONTRASTO ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
  4. FORMAZIONE E SCUOLA
  5. GRANDI OPERE
  6. PROJECT FINANCING
  7. PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO
  8. DIRITTI E INCLUSIONE SOCIALE
  9. UTILIZZO DEL PATRIMONIO PUBBLICO
  10. AMBIENTE

VENETO cambiare pagina

Premessa

Mafie e corruzione minano il prestigio e la credibilità delle istituzioni, inquinano e distorcono gravemente l’economia, sottraggono risorse destinate al bene della comunità, corrodono il senso civico e la stessa cultura democratica. Mafie e corruzione fanno parte di uno stesso sistema che crea ingiustizia, dilapida risorse pubbliche e devasta l’ambiente, e aumentando le disuguaglianze sociali, mortifica la libertà e la dignità umana. In silenzio e lentamente, le organizzazioni criminali si sono infiltrate anche nel Veneto.

Eppure, ancora le mafie vengono percepite come fenomeno marginale. Ma se le mafie hanno radici al Sud, da anni raccolgono al Nord i frutti delle loro attività criminali. E’ assodato che tutta l’area del Triveneto si caratterizza per essere divenuta terra di riciclaggio e di investimenti di capitali mafiosi, e i dati sui beni confiscati sembrano confermare questa realtà: 161 beni immobili confiscati e destinati agli enti locali e 268 ancora in gestione presso l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Nonostante ciò, da noi la lotta alle mafie non è stata per molti anni considerata una priorità.

La contaminazione mafiosa dei mercati e della politica, così come il potere invisibile della corruzione, hanno introdotto tossine che avvelenano i valori e le prassi della democrazia, e così negano diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione: diritti umani, sociali, di cittadinanza.

Anche dietro un simulacro di formale “legalità degli atti” può nascondersi il saccheggio indisturbato dei beni comuni, realizzato per mezzo di processi decisionali ineccepibili formalmente, ma corrotti nella loro stessa matrice. E’ necessario porsi il problema della differenza tra legalità e legittimità, e subordinatamente tra legittimità e giustizia. La storia mostra le grandi conseguenze che la confusione tra quei concetti può provocare, che essere dalla parte della legge non automaticamente significa essere dalla parte giusta.

Conseguenze drammatiche, se consideriamo che siamo immersi in una delle più gravi crisi della storia contemporanea: all’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 si intrecciano e sommano congiunture economica, finanziaria, ecologica, alimentare, energetica e migratoria. Il liberismo si fonda su uno schema di civilizzazione che penalizza principi come la libertà e l’uguaglianza, mentre la democrazia rappresentativa appare impotente dinanzi alla più grave minaccia per l’umanità: la crisi ecologica.

Una società che vuole davvero sconfiggere le mafie e la corruzione deve preoccuparsi innanzitutto di essere inclusiva, a partire da quelle grandi periferie dell’anima che stanno diventando i nostri territori, da tutti coloro che vivono “lontani dal centro”: siano essi persone o comunità intere. Occorre incontrare ed esplorare quei territori dove oggi maturano le più intense crisi di identità: quelle che coinvolgono le nuove generazioni, che vivono nel vuoto dei riferimenti, in balia della sfiducia, della disoccupazione, dell’incertezza. Queste grandi periferie sono il tessuto più vulnerabile all’infiltrazione mafiosa. Mafia e corruzione sono agenti di marginalità.

Il contesto di urbanizzazione diffusa, di consumo, sfruttamento e inquinamento di suolo, di aumento delle povertà, della riduzione delle garanzie e dei diritti, di indebolimento delle garanzie sociali, aumenta l’invisibilità delle persone e aumenta la pressione dell’illegalità e l’arretramento delle pratiche democratiche di comunità.

Se le inchieste e l’attualità raccontano una presenza ormai pervasiva delle organizzazioni criminali anche in Veneto, è necessario non fermarsi allo sconcerto, alla frustrazione. E’ necessaria una reazione di responsabilità e di impegno per tutti coloro che non si rassegnano al potere della criminalità mafiosa e della corruzione, ma cercano ogni giorno di porre un argine civile e democratico alla barbarie e alla violenza, di riconoscersi e costruirsi come comunità aperta, includente, capace di realizzare forme sempre più incisive di monitoraggio civico. E’ necessario creare uno spazio dedicato di pensiero, approfondire la situazione attuale della nostra regione e avere maggiori strumenti di azione, una nuova forza propulsiva per lo sviluppo di una adeguata coscienza civile: la forza propulsiva della conoscenza, l’immissione di saperi e di buona informazione.

Per combattere mafia e corruzione è allora necessario cambiare pagina, aprire una grande riflessione sul mondo in cui viviamo e sul potere che abbiamo di trasformarlo, in nome dell’amore verso la casa comune che abitiamo.

E’ necessario aprire una nuova pagina di impegno per la giustizia sociale, ambientale ed ecologica, porre la domanda su che cosa e come produrre, introdurre l’elemento della sostenibilità ecologica come questione di giustizia e di democrazia dello sviluppo.

La richiesta che Libera rivolge a coloro che si candidano di amministrare il Veneto nel prossimo futuro è una richiesta d’impegno per l’utilizzo di metodologie coerenti e trasparenti in un contesto di legalità, che durerà fino alla scadenza del mandato regionale.

Il manifesto “cambiare pagina” indirizzato ai candidati non ha l’ambizione di essere onnicomprensivo: non è un documento universale. Anche per questo i dieci punti del manifesto sono “integrati” da schede dedicate all’approfondimento e all’ampliamento, il cui corpo si propone come laboratorio mobile e disponibile di analisi, proposta e verifica, senza scadenza, che potrà arricchirsi e completarsi con l’impegno e l’etica della responsabilità.


Domande?
Per ulteriori informazioni, scrivi a veneto@libera.it oppure segui Libera Veneto su facebook.


BENI COMUNI E TRASPARENZA

I luoghi delle decisioni sui beni comuni divengano effettivamente case di vetro, ciò al fine di realmente disarmare le dinamiche di privatizzazione delle scelte politiche.

Vanno individuate procedure di partecipazione del pubblico vincolanti, incisive e reali sui destini territoriali, a partire dall’introduzione degli istituti di inchiesta e dibattito pubblico nelle procedure di approvazione delle grandi opere e degli strumenti di urbanistica contrattata, in particolare adottando lo strumento dei c.d. “patti d’integrità”. Così predisponendo percorsi atti a valutare non solo i meri impatti economici di un’opera ma anche gli eventuali costi e/o benefici sociali della stessa.


CONFLITTO DI INTERESSE

Va data piena implementazione delle misure contenute nella legge 190/2012 al fine di rafforzare i meccanismi di imparzialità degli amministratori e dei dirigenti eliminando situazioni di conflitto di interesse e predisponendo norme sull’inconferibilità e l’incompatibilità di incarichi, con ciò contrastando fenomeni corruttivi.

Si chiede l’esclusione dai vertici politici ed amministrativi soggetti condannati per reati contro la PA e per reati satellite (finanziari, ambientali e urbanistici) – anche in caso di sentenza non ancora passata in giudicato ovvero in caso di assoluzione per prescrizione del reato.

Occorre inoltre:

  • evitare la nomina di più incarichi in capo al medesimo dirigente e/o funzionario pubblico, evitando che si possa realizzare una commistione tra soggetti controllori e soggetti controllati;
  • dare applicazione al principio di rotazione negli affidamenti degli appalti e degli incarichi da parte della Regione Veneto per quanto attiene alle procedure c.d. sotto soglia;
  • dare piena e tempestiva applicazione alla normativa vigente in tema di trasparenza (legge n. 33 del 2013), in particolar modo per quanto attiene alla qualitativa e tempestiva pubblicazione delle informazioni all’interno delle piattaforme web predisposte dalla Regione Veneto, curandone il costante aggiornamento.

CONTRASTO ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

La legge regionale n. 48 del 2012, che istituisce il 21 di Marzo come giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e destina risorse finanziarie all’utilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, va attuata pienamente e rifinanziata adeguatamente, prevedendo una percentuale sul Bilancio regionale. Ogni bene confiscato che rinasce è una convincente lezione di educazione civica.

In particolare si chiede da un lato di dare concreta applicazione ai precipitati stabiliti dalla legge regionale 48 del 2012 e dall’altro di apportare le modifiche a tale legge regionale per uniformarla rispetto a quanto previsto dalla legge n. 20 del 2017 che ha riconosciuto l’istituzione della “giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” nel 21 marzo di ogni anno.

Rispetto al primo punto si sollecita

  • l’adozione di politiche atte a dar corpo alle statuizioni in merito di Stazione Unica Appaltante (art. 6 l. 48/12)) ed al protocollo stipulato in data 2 luglio 2019;
  • tenuto conto di quanto previsto dall’art. 8 l. 48/12, dar seguito alla realizzazione degli impegni convenuto nel protocollo di cui al DGR del 19 marzo 2019 in tema di “contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura”;
  • la predisposizione di azioni concrete atte a dar corpo a quanto previsto dall’art. 14 (Politiche a sostegno delle vittime);
  • la costituzione da parte della nuova consigliatura dell’Osservatorio di cui all’art. 15 con nomine che vengano effettuate non sulla base di indicazioni politiche ma attraverso un percorso pubblico di selezione dei candidati.

Rispetto al secondo punto si chiede di modificare l’art. 17 della l. regionale 48/12 per uniformare quanto previsto in merito alla “giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” alle statuizioni previste dalla l. 20/17 con cui il Parlamento ha istituito la “giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.


FORMAZIONE E SCUOLA

Va contrastato qualsiasi progetto di autonomia differenziata, in modo che la scuola non diventi un contesto di competizione interna al Paese.
Va potenziata la lotta alla povertà educativa, al fine di rafforzare le attività di contrasto alla dispersione scolastica. Vanno resi più efficienti i servizi per l’impiego e migliorati quelli di orientamento. Va monitorata e garantita l’efficacia dei trasferimenti sociali, in particolare per le famiglie a basso reddito con figli.
Va elaborato uno specifico piano regionale sulla formazione alla cittadinanza attiva e responsabile e alla legalità democratica di tutti gli studenti: la scuola è il primo spazio pubblico nel quale i giovani possono sperimentare la democrazia: organizzandosi, partecipando, eleggendo rappresentanze, dialogando con chi ha altri ruoli e responsabilità.

Ancora:

  • chiediamo che i candidati si impegnino a contrastare qualsiasi progetto di autonomia differenziata in tutti gli ambiti previsti (istruzione, sanità, ambiente, infrastrutture, sicurezza sul lavoro, ricerca, beni culturali ecc.). L’autonomia differenziata di fatto smantella i principi costituzionali di uguaglianza, solidarietà e autonomia e lo stato sociale. Leggi uguali per tutti i cittadini, contratti nazionali, un sistema di tassazione nazionale, l’uguaglianza dell’accesso ai servizi pubblici, alla sanità, alle pensioni, alla sicurezza sul lavoro sono strettamente legati alla difesa dell’unità della Repubblica: ne sono il fondamento concreto irrinunciabile e costituiscono l’unica base per poter migliorare le condizioni dei diritti esigibili, in particolare nelle zone più povere del Paese;
  • chiediamo che venga assicurato sostegno finanziario e logistico alle esperienze di cittadinanza attiva e partecipazione democratica, per una piena attuazione delle Legge regionale 48 del 2012.

GRANDI OPERE

Sono da escludere le procedure straordinarie per le grandi opere pubbliche (con il ricorso alle ordinanze di protezione civile, come nel caso del Passante o della Pedemontana Veneta), e sono da imporre limitazioni per lavori in «somma urgenza» (art. 147, D.P.R. n. 554/1999) che in questi anni, in particolare per quanto riguarda le opere fluviali hanno generato costi senza controllo. Parliamo di procedure che, come denunciato dalla Corte dei Conti, hanno provocato una «mutazione – per così dire “genetica” – delle ordinanze di protezione civile […], provocando una marginalizzazione dei procedimenti di affidamento normativamente previsti [codice dei contratti] e l’esclusione degli organi di controllo come la Corte dei Conti o l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici».


PROJECT FINANCING

È da attuare una moratoria a livello regionale delle opere in project financing finché non verranno rivisti totalmente i meccanismi intrinseci che si sono rivelati criminogeni, tra cui il sistema di finanziamento.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO

Occorre predisporre strumenti di programmazione che contengano indirizzi, obiettivi strategici, indicazioni concrete, strumenti disponibili, riferimenti legislativi e normativi, opportunità finanziarie, vincoli, obblighi e diritti per i soggetti economici operatori di settore e per i cittadini. È indispensabile che il Consiglio Regionale affronti questa questione in modo chiaro e trasparente, definisca le priorità infrastrutturali, la pianificazione territoriale in accordo con le amministrazioni locali e le parti sociali, selezionando i bisogni reali. Con moratoria del rilascio dei titoli autorizzativi nei settori più esposti al rischio di corruzione (cave, impianti di energia, rifiuti speciali) sino all’approvazione degli strumenti di pianificazione.


DIRITTI E INCLUSIONE SOCIALE

Va impegnato un congruo budget di investimento sul sociale, incrementando la spesa sociale pro capite a favore di ogni persona. Vanno accorpate in un unico assessorato le politiche sociali e sanitarie per un’efficace integrazione che dia giuste e trasparenti risposte ai bisogni dei poveri, degli anziani, dei disabili, dei giovani e dell’infanzia. Si deve valorizzare il ruolo delle comunità locali nella programmazione dei servizi e nel monitoraggio, nella prevenzione e nella cura delle necessità delle persone e nel contrasto alle disuguaglianze sociali.

Azienda Zero

Ci sono tutta una serie di elementi che bisognerebbe analizzare: la sanità pesa per l’80% sul bilancio regionale. Tutte le scelte con l’”azienda zero” sono prese da una sola persona. Si pone un problema di democraticità sui processi decisionali: una sola persona non può decidere della salute di tutti i cittadini veneti. Occorre inoltre analizzare le conseguenze delle privatizzazioni effettuate, contestualmente alle carenze della sanità pubblica (carenze di organici e di servizi).

Vedi anche: La sanità – investimento da sostenere


UTILIZZO DEL PATRIMONIO PUBBLICO

Va reso disponibile il patrimonio immobiliare non utilizzato a scopi abitativi, sociali o lavorativi, favorendo tutte le forme di economia civile e di mutualismo sociale allo scopo di tutelare, valorizzare e potenziare i beni comuni.


AMBIENTE

La biodiversità, lo spazio bio-riproduttivo, i beni comuni ed i servizi ambientali definiscono il livello della nostra sicurezza, rappresentano la nostra comune eredità, garantiscono la nostra vita e la riproduzione della stessa, costituiscono il patrimonio delle generazioni che verranno.

La nostra vita dipende dalla continuità e dall’equilibrio del resto della vita intorno a noi. Adattarsi e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici significa in concreto cambiare modello produttivo, estrattivo ed industriale, investendo sulla riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica.

Giustizia sociale e ambientale

La biodiversità, lo spazio bio-riproduttivo, i beni comuni ed i servizi ambientali definiscono il livello della nostra sicurezza, rappresentano la nostra comune eredità, garantiscono la nostra vita e la riproduzione della stessa, costituiscono il patrimonio delle generazioni che verranno. La nostra vita dipende dalla continuità e dall’equilibrio del resto della vita intorno a noi. Adattarsi e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici significa in concreto cambiare modello produttivo, estrattivo ed industriale, investendo sulla riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica.

È questa l’unica strada che ci consente allo stesso tempo di rimettere insieme il diritto al lavoro con il diritto alla salute. La giustizia sociale non ha senso se non la si articola con la giustizia economica, ma anche con la giustizia ambientale che cerca di rispondere ai conflitti ambientali, le cui vittime sono sempre le popolazioni che vivono in condizioni precarie. E’ necessario un ripensamento radicale, che dev’essere esteso a tutti gli ambiti della vita, a cominciare da quello socio-relazionale. Ecco perché dobbiamo acquisire la consapevolezza che oggi la precondizione per raggiungere la giustizia sociale sta nella giustizia ambientale ed ecologica.

La pandemia ha messo e continua a mettere in evidenza l’insostenibilità ambientale e sociale e le contraddizioni dell’“economia di mercato”, la sua inesorabile distruzione dei beni comuni, della biodiversità ed allo stesso tempo dei diritti sociali e della dignità delle persone. La crisi sociale è strettamente connessa con quella ecologica. Non si può dunque sperare in una ripresa senza un superamento del modello economico e culturale che ha provocato la crisi. Superamento che comporta anche un deciso riconoscimento e sostegno di quelle realtà che, colmando vuoti politici e istituzionali, si prendono cura delle persone abbandonate a sé stesse, sempre più disperate e sempre più invisibili.

Ma non ci può essere cambiamento senza un impegno comune a combattere la povertà materiale e tutte le altre che inevitabilmente genera: povertà educative e culturali, povertà di diritti e democrazia. Non assumere questo impegno sarebbe segno di povertà etica e culturale, perché può “cambiare passo” solo quella politica che con determinazione e coraggio comprende che oggi è necessario ed urgente superare il sistema economico responsabile della crisi, se vogliamo garantire la sicurezza sociale, ambientale, il diritto al lavoro, alla salute ed alla partecipazione dei cittadini.

È necessario un altro approccio culturale se si vuole trovare una via d’uscita da questa drammatica crisi. La politica ritrovi la sua essenza di servizio per il bene comune, di presidio di democrazia, di garanzia di giustizia sociale, ambientale ed ecologica.

Inquinamento da Pfas

Vanno attuate tutte le azioni necessarie a limitare gli effetti dell’inquinamento da Pfas nella popolazione e nella produzione agricola; contemporaneamente, va fatta la massima chiarezza sulle dimensioni e sulle responsabilità di una contaminazione per la quale si ipotizza il reato di “disastro ambientale”. Va tenuta alta l’attenzione sugli ecoreati in genere, anche in quanto indici di infiltrazione della criminalità organizzata, in particolare sul ciclo illegale dei rifiuti che appare sempre più un settore in crescita.
A distanza di sette anni dalla scoperta dell’inquinamento da PFAS nelle province di Vicenza, Verona e Padova, molte questioni fondamentali per la salute dei cittadini attendono ancora risposte chiare. Come già richiesto dalle associazioni e dai comitati che fanno parte del Movimento No-PFAS, vanno resi obbligatori i controlli dei pozzi ad uso irriguo a tutte le aziende agricole del territorio contaminato vanno trasmessi in tempi rapidi e con la massima trasparenza i dati e le geo-localizzazioni degli alimenti contaminati lungo tutto il bacino dell’Agno-Fratta-Gorzone; va vietato lo spargimento dei fanghi di depurazione in agricoltura; va effettuata una bonifica integrale del sito contaminato, l’area Miteni di Trissino (soluzioni provvisorie come la Messa in Sicurezza Operativa non sono un’alternativa accettabile); va infine garantito l’accesso alla prestazione sanitaria per il dosaggio dei PFAS nel sangue anche alla popolazione non ricompresa nel piano di sorveglianza sanitaria predisposto dalla Regione Veneto.

Piano neve

Le Olimpiadi “verdi” 2026 assegnate a Cortina si stanno rivelando per quello che da tempo stiamo preannunciando e temendo: un uovo avvelenato ben confezionato, in un mercato dei beni e dei servizi sempre più competitivo che si basa ancora una volta sul cemento e sulle infrastrutture materiali e sul miraggio di una crescita infinita che non tiene conto dei limiti.

Pedemontana

Un secondo Mose? Tre sequestri dal 2016, il primo dopo che un operaio perse la vita schiacciato da un pesante masso. Si tratta della variante alla Galleria Malo-Castelgomberto (contrada di Vallugana nella frazione di San Tomio a Malo). Omissione della cosiddetta opzione alternativa all’apertura del traforo Malo -Castelgomberto che è tuttora sequestrato alle estremità e su cui varrà la pena approfondire le questioni che lo riguardano in futuro. Opera pubblica, nata sotto l’ala del project financing. Questa infrastruttura costerà oltre 13 miliardi di euro, sette volte tanto quanto preventivato. Lavori che affondano in metri cubi di calcestruzzo, gettati nella volta della galleria di Malo, non rispettando i dosaggi previsti. Nel fascicolo aperto dalla Procura di Vicenza si parla di frode, per utilizzo di materiali non marchiati CE e miscele di calcestruzzo diverse da quelle previste dagli elaborati progettuali.

Rifiutopoli

La Valdastico Sud nascondeva ben 14 chilometri di rifiuti tossico nocivi sotto l’asfalto. Rifiuti tossici anche per la Terza Corsia autostrada A4, il Parcheggio P5 aeroporto Tessera, Viale della Serenissima a Treviso. Dalla recente indagine della Direzione distrettuale antimafia di Venezia sull’interramento di rifiuti inquinanti (nichel, cromo, piombo e cloruro) in capannoni trasformati in discariche abusive e sotto le strade di un centinaio di Comuni, 21 dei quali in Polesine, si stima che nelle strade del Polesine siano state interrate quasi 9mila tonnellate di veleni e rifiuti tossici. Coinvolte anche le province di Verona e Padova. Un disastro ambientale di enorme portata le cui nefaste conseguenze proseguiranno per generazioni.

Sbocco a nord

Sbocco a Nord. Il prolungamento della A27 da Longarone al Comelico, in violazione del Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi. Un valico a nord che interessa l’intero asse del Piave, fino al porto di Venezia. Per il Cadore-Comelico questa struttura diventerebbe un incubo: il paesaggio distrutto in un alternarsi di rilevati, viadotti e gallerie; inquinamento atmosferico e acustico.


Approfondimenti

La sanità – investimento da sostenere

Per avere un’idea della complessità del sistema sanitario veneto partendo dai numeri, si consideri che assorbe un bilancio di cinque miliardi di euro. Se si aggiunge un indotto stimato di altri cinque miliardi, si arriva ad un totale di dieci miliardi di euro. Per quanto riguarda le risorse umane, il sistema interessa circa settantamila addetti, per un bacino di utenza rappresentato da una popolazione di cinque milioni di persone.

Questo sistema complesso, costituito da un insieme di variabili così importanti, richiede un processo di pianificazione che stabilisca gli obiettivi, gli strumenti e le azioni da attuare nel medio-lungo periodo. Da attuare con trasparenza e vigilanza, anche per i grandi rischi di opacità e di manipolazioni corruttive che vi vengono attratte.

La legge del 1978, che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale e che produsse l’accorpamento delle Unità Socio Sanitarie (ULSS), assegnava al Ministero della salute il compito di garantire lo stato di benessere all’intera popolazione del territorio nazionale.

Non si intende mettere in discussione gli indirizzi espressi dal Piano socio sanitario della Regione Veneto, redatto in conformità ai decreti legislativi del 1992 e 1993. Tuttavia è nella realizzazione degli indirizzi che emerge una prima contraddizione, rappresentata dal fatto che siano affidate ad un numero molto ristretto di persone scelte strategiche di tale portata, che hanno per contro prodotto l’accorpamento e la chiusura di decine di ospedali, l’eliminazione di centinaia di posti di terapia intensiva e di migliaia di posti letto negli ospedali veneti. A titolo esemplificativo, i dati vengono riassunti nella tabella seguente:

nel 2002 nel 2019 differenza
Posti letto Regione Veneto 17.879 14.250 -3.629 (-20,3%)
Posti area intensiva Veneto 1.114 749 – 365 (-32,7%)

La seconda contraddizione è costituita dalla crescita, nello stesso periodo, di cinquecentodiciassette posti letto nelle strutture private. Il Veneto è diventato così la seconda regione in Italia, dopo la Lombardia, per privatizzazione della sanità. L’esternalizzazione della salute, tra l’altro, produce perdita di competenze e aumento di tariffe, attraendo inevitabilmente gli interessi delle multinazionali del farmaco che tendono ad imporre un regime di monopolio. Il ruolo di super-manager regionale dell’area sanità e sociale è da dieci anni ricoperto dalla stessa persona, Domenico Mantoan. La cronaca riportata da diversi giornali riferisce di circostanze non del tutto chiarite su un incidente nel quale l’auto blu nella quale viaggiava travolse e uccise un motociclista, su conflitti di interessi tra il ruolo di controllore pubblico e quello di controllato, su sospetti di peculato, incontri riservati con agenzie del farmaco, passate polemiche sull’obbligatorietà dei vaccini, nomine di primari in quota Lega. Nonostante questo curriculum, egli è stato designato dalla Conferenza delle Regioni a dirigere l’Agenzia nazionale del farmaco, il maggior interlocutore con le multinazionali del farmaco, e sta per essere nominato commissario di Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Sembra che siamo un Paese senza memoria.

Qui viene a galla un paradosso. Perché il nuovo mandato prevede il potenziamento della rete di assistenza ospedaliera e territoriale per assicurare la più elevata risposta sanitaria. La potrà assicurare la persona che ha reso agonizzante il sistema sanitario veneto, con una politica di violenta riduzione della spesa, chiusura di ospedali e servizi, incentivo alla sanità privata, mancati incentivi alla medicina di base e alle strutture sul territorio, di scontro con le organizzazioni dei medici?

I segnali, in questa drammatica congiuntura determinata dalla pandemia, sono preoccupanti. Se prendiamo in considerazione che da un lato vengono ora precipitosamente riaperti ospedali chiusi con quella politica dei tagli, imponendo alti reinvestimenti, dall’altro lascia quantomeno sgomenti la decisione di adibire a “Covid-19 Hospital” strutture ospedaliere attive. Gli ospedali di Santorso e di Schiavonia sono stati interamente destinati a Covid-19, creando importanti criticità per le comunità in territori nei quali la situazione della sanità era già precaria.

Anche in periodo di emergenza, occorrerebbe aver chiaro che la salute non può essere ridotta a schemi utilitaristici o logistici, ma dev’essere considerata nell’ottica di un equilibrio bio-psico-sociale. Le stesse proteste dei sindaci nascono dalla mancanza della necessaria condivisione delle strategie. I sindaci rappresentano comunità, sistemi umani di relazione ai quali appartiene il diritto alla salute. Non vi è diritto di escludere le comunità dal dibattito sulla sostenibilità politica delle decisioni che le riguardano, a partire dalla non chiara “politica dei tamponi” che risulterebbe totalmente assente per le residenze per anziani, alla “politica della mobilità”, alla tutela dei lavoratori e alle misure di sostegno al reddito.

L’urgenza di trasparenza è quanto mai necessaria, in un momento di grande crisi. Per speculatori ed organizzazioni criminali le crisi rappresentano opportunità. L’estesa liquidità gestita dalla criminalità organizzata costituisce un reale pericolo di inquinamento dell’economia.

L’occasione della pandemia è troppo ghiotta ed è impensabile che non si orienti ulteriormente alla filiera della sanità l’interesse della criminalità, che può avvalersi della complicità di «insospettabili» colletti bianchi. La sanità, come ha affermato anche il Procuratore antimafia Cafiero de Raho, è un settore nel quale le mafie tendono ad infiltrarsi, in quanto è, insieme alle costruzioni, il canale di maggiore spesa pubblica.

In questo momento di fragilità, di disorientamento e di sofferenza, è necessario rinnovare l’impegno e la responsabilità, interrogarsi su nuovi modi di abitare la realtà e prendersi cura del pianeta, invertendo il processo di polarizzazione e di crescita delle disuguaglianze. Nostro dovere è il monitoraggio civico, ma siamo anche convinti della necessità di nuovi paradigmi, per primo di interpretare la sanità come un irrinunciabile investimento sociale da sostenere, non un costo da sopportare al di là degli spazi di democrazia e di partecipazione.

Altri casi e criticità

(dalla relazione presentata alla Commissione parlamentare antimafia)

  • Cambio residenza in prossimità del voto: camorra e ‘ndrangheta si possono infiltrare anche nella politica per ottenere appalti. In prossimità delle tornate elettorali per i rinnovi delle amministrazioni locali si verificano cambi di residenza a dir poco sospetti (vedi:http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2017/06/24/news/infiltrazioni-analogie-tra-lignano-e-caorle-1.15534201). «Si verificano strani cambi di residenza proprio nei paesi interessati dal rinnovo delle cariche istituzionali. I malavitosi non hanno colore politico, si legano a chi che garantisce lo sviluppo del loro business nel campo edilizio» (Carlo Pieroni, DIA Padova). Secondo Pieroni i cittadini possono collaborare con le forze dell’ordine segnalando fatti, persone, comportamenti anomali.
  • Dipendenti pubblici e forze dell’ordine. È opportuno tuttavia introdurre anche una riflessione sul ruolo e sulle mansioni dell’impiegato pubblico, ma anche degli impiegati nelle forze dell’ordine stesse, cioè di chi si deve occupare effettivamente di vagliare e verificare episodi del genere. Si pongono due questioni: la prima è la questione delle relazioni, della collaborazione e della sinergia tra organismi pubblici amministrativi ed inquirenti; la seconda riguarda l’applicazione del Decreto Riforma PA in relazione alla mobilità dei dipendenti pubblici, in quanto un incarico che si protrae per lunghi tempi in qualche modo potrebbe condurre ad assuefazione, o a minimizzare, o a non approfondire cause ed effetti nell’alterazione dei rapporti di comunità.
  • Zimella. Una situazione di questo genere viene segnalata per la stazione dei Carabinieri di Cologna Veneta dalla comunità di Zimella. A Zimella (VR) viene sofferta la presenza della famiglia di Domenico Multari, arrestato per associazione mafiosa nel febbraio scorso. L’allora sindaca Alessia Segantini dichiarava: “dall’Amministrazione chiusura totale verso questi fenomeni”. La sindaca Segantini era stata rieletta alla seconda legislatura nel 2014, nonostante che alla vigilia del voto fosse stata condannata in appello per riciclaggio. La vicenda è collegata all’inchiesta “Reset” avviata dalla Guardia di Finanza nel 2009 per far luce sugli episodi di corruzione nel mondo della concia della Vallata del Chiampo.
  • Sanità. Ci sono tutta una serie di elementi che bisognerebbe analizzare: la sanità pesa per l’80% sul bilancio regionale. Tutte le scelte con l’”azienda zero” sono prese da una sola persona. Si pone un problema di democraticità sui processi decisionali: una sola persona non può decidere della salute di tutti i cittadini veneti. Occorre inoltre analizzare le conseguenze delle privatizzazioni effettuate, contestualmente alle carenze della sanità pubblica (carenze di organici e di servizi). Rimane alta l’emergenza per la contaminazione delle falde acquifere e concentrazioni particolarmente elevate di PFAS nel sangue della popolazione.
  • Azzardopoli-Billionaire. Di chi è il Billionaire? Della società Wu Xufen. Di chi è la società Wu Xufen? Di Global Starnet Ltd, con sede legale a Londra. La Global Starnet, società a socio unico, opera in Italia tramite una filiale, Global Starnet Limited (IT). Nel 2004 costituisce un’associazione temporanea d’impresa (ATI) e ottiene, quale mandataria dell’ATI, la concessione dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli . La società è presente sul territorio italiano con una rete di oltre 11.000 esercizi con AWP e circa 600 sale con VLT. La scadenza della concessione era il 2009 . Nel 2011, nuova gara. Global Starnet partecipa al bando, ma poi lo impugna ritenendo di avere titolo a proseguire l’originaria concessione senza soluzione di continuità. Il prefetto di Roma rende nota l’esistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa, determinando l’esclusione dalla gara. Il TAR annullava l’interdittiva antimafia, ma restavano situazioni attinenti ai contenziosi pendenti presso diverse giurisdizioni. Il socio unico viene rinviato a giudizio nel 2015 per associazione criminale (articolo 416) e per evasione fiscale. Il TAR confermava la decadenza della concessione a giugno 2018. Il Consiglio di Stato respingeva il ricorso di Global Starnet a gennaio 2019. Il 22 giugno 2019 apre a Rovigo la sala slot più grande del Veneto. L’autorizzazione sarebbe stata chiesta al Comune tra aprile e maggio se, come dichiara Wu Xufen, sono occorsi due mesi per avere il via libera.